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La punteggiatura e l'arte della manutenzione della scrittura ovvero "sull'importanza dei segni di interpunzione "

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Il tramonto della punteggiatura
La sottovalutazione della punteggiatura, come fosse un inutile orpello del tutto ininfluente rispetto a ciò che si vuole comunicare, è una delle ragioni per cui la comunicazione scritta, e che la scrittura sia su carta o di natura digitale non fa alcuna differenza, produce mostruosità, conglomerati di parole privi di ossatura e perciò informi, testi che somigliano a deformi organismi nati da una giustapposizione di cellule a cui manchi uno scheletro capace di dare una qualsivoglia fisionomia allo sfortunato animale. 



Le origini della sottovalutazione dei segni di interpunzione
La scarsa importanza attribuita alla interpunzione ha antiche origini in quella che era un tempo la prevalenza del discorso parlato. Nell'antichità classica, come nell'alto medioevo, si considerava lo scritto come trascrizione della comunicazione orale, dominava quindi una concezione prosodica della punteggiatura che era utilizzata principalmente per indicare le pause del discorso orale. In età arcaica, quella della Grecia micenea, come in età medioevale, si ricorre ancora alla "scriptio continua" le parole vengono scritte non solo senza segni di interpunzione, ma anche senza spazi che le separino.

Ecco un esempio di come apparirebbe un breve testo che amo molto, se lo dovessimo scrivere al "modo antico", senza spazi e senza segni di interpunzione, provate a leggerlo e a capirci qualcosa:

dalraccontarealpassatoedalpresentechemiprendevalamanoneitratticoncitatieccoofuturosonosalitainsellaaltuocavalloqualinuovistendardimileviincontrodaipennonidelletorridicittanonancorafondatequalifumididevastazionidaicastellieaigiardinicheamavoqualiimprevisteeadelloropreparitumalpadroneggiatotuforieroditesoripagatiacaroprezzotumioregnodaconquistarefuturo

Le parole si separano
Già in età classica si adottò l'uso di separare le parole, ma come testimoniano le lapidi di età romana e successiva che chiunque può vedere nei musei e nelle chiese, la "scriptio continua" sopravvive ancora. Nella scrittura la "separazione" tra le parole, ma non l'uso univoco e sistematico dei segni di punteggiatura, si andò affermando con la rinascita carolingia, già nell'alto medioevo.
Il testo precedente, dunque, sarebbe stato scritto così:

dal raccontare al passato e dal presente che mi prendeva la mano nei tratti concitati ecco o futuro sono salita in sella al tuo cavallo quali nuovi stendardi mi levi incontro dai pennoni delle torri di città non ancora fondate quali fumi di devastazioni dai castelli e dai giardini che amavo quali impreviste età dell’oro prepari tu malpadroneggiato tu foriero di tesori pagati a caro prezzo, tu mio regno da conquistare futuro

La rivoluzione tipografica e l'arrivo della "punteggiatura"
E' solo con l'invenzione della stampa e con la rivoluzione tipografica che ne derivò, che vengono introdotti, seppur con impieghi non sempre simili quelli odierni: la "virgola", il "punto e virgola", "l'apostrofo", gli "accenti grafici". Furono Manuzio e Pietro Bembo gli autori di questa innovazione. Il senso principale della novità consiste nel fatto che il discorso scritto non viene più pensato come subordinato al discorso orale, è sempre meno trascrizione del parlato, acquista una sua autonomia, diviene diviene sempre più espressione diretta del pensiero di chi sta scrivendo. 

dal significato prosodico a quello logico - sintattico
Fu questo a determinare un mutamento anche nella funzione dei segni di interpunzione, non più "solo" mezzi per rendere aspetti del parlato quali: intonazione, ritmo, pause, ecc.; ma "anche" strumento per organizzare logicamente lo scritto, fornire un'intelaiatura logica alle parti di cui si compone il testo in modo da dare ad esso una forma unitaria e sistematica.


Quindi fissiamo in modo chiaro ed esplicito un punto, non di semplici "abbellimenti" si tratta, i segni di interpunzione non sono semplicemente la trascrizione grafica del ritmo o dell'intonazione dell'oralità, sono queste cose, ma sono anche e principalmente funzioni logiche e sintattiche che determinano l'articolazione logica del discorso scritto e un loro utilizzo superficiale, impreciso, approssimativo, può causare la confusione o, addirittura, la mancanza di senso in ciò che si scrive.

Ci si può fidare di uno juventino?
Riporto qui, a tale proposito, un esempio illuminante tratto dal romanzo di Marco Malvaldi"Argento Vivo":

« [...] i segni di punteggiatura non servono solo a dare un ritmo alla frase, i segni di punteggiatura sono veri e propri o-pe-ra-to-ri lo-gi-ci. Usarli in modo sciatto può letteralmente travisare il significato di quello che pensiamo. Se io dico di una persona “È juventino. È una persona di cui non fidarsi” sto dando due informazioni separate, messe in relazione solo dal fatto che mi riferisco alla stessa persona. Se dico “È juventino; è una persona di cui non fidarsi” è chiaro che le due cose sono in relazione, ma non è chiaro in che relazione stiano – magari sto semplicemente elencando tutte le caratteristiche negative del tizio in questione; in ogni caso, faccio capire che secondo me essere juventini è deplorevole. Se io invece dico “È juventino: è una persona di cui non fidarsi” il mio giudizio è chiaro: quella persona è infida in quanto juventina, e stop ». 
Marco Malvaldi, Argento Vivo, pp. 92-93, Sellerio editore, 2013

La Sibilla e il soldato
Un altro esempio che illustra l'importanza della punteggiatura è la famosa sentenza che la Sibilla diede a un soldato che voleva sapere se sarebbe tornato dalla guerra. Essa risposte, in latino, con questa frase: "ibis redibis non morieris in bello". L'ambiguità della frase è data proprio dal fatto che manca la punteggiatura e può essere interpretata in due modi opposti, riprendo da Wikipedia:
- Se, infatti, si pone una virgola prima di "non" (ibis, redibis, non morieris in bello), il significato del responso è "Andrai, ritornerai e non morirai in guerra", e prefigura un esito positivo della missione. - Se, invece, la virgola viene spostata dopo la negazione (ibis, redibis non, morieris in bello), il senso risulta essere sovvertito nel suo contrario: "Andrai, non ritornerai e morirai in guerra".



Il cavaliere inesistente
Ed ecco, finalmente, dopo secoli e secoli di storia della scrittura e della punteggiatura, come appare oggi il testo misterioso, la chiusa del romanzo di Italo Calvino"Il cavaliere inesistente":

« Dal raccontare al passato, e dal presente che mi prendeva la mano nei tratti concitati, ecco, o futuro, sono salita in sella al tuo cavallo. Quali nuovi stendardi mi levi incontro dai pennoni delle torri di città non ancora fondate? quali fumi di devastazioni dai castelli e dai giardini che amavo? quali impreviste età dell’oro prepari, tu malpadroneggiato, tu foriero di tesori pagati a caro prezzo, tu mio regno da conquistare, futuro... ».

Una conclusione!?
La rivoluzione digitale comporterà una ulteriore evoluzione evoluzione della punteggiatura, dei segni grafici, inoltre ha introdotto altre tipologie di "segnatura grafica" come gli emoticons, l'uso di acronimi e così via. Naturalmente quando si scrive un sms, un messaggio su qualche sistema di messaggistica, un breve post su Facebook o quando si chatta, la punteggiatura tende a svanire. Questo non significa che nelle altre e innumerevoli tipologie della scrittura debba accadere la stessa cosa, il rischio è, infatti, che svanisca anche il pensiero.

Un itinerario tra punti e virgole
Per comprendere come la punteggiatura costituisca una raffinata tecnologia comunicativa è interessante leggere l'articolo scritto da Luca Cignetti per la voce "Punteggiatura" dell'Enciclopedia dell'Italiano Treccani del 2011. Cignetti ricostruisce la storia della punteggiatura e del lungo processo che ha portato alla sua codificazione, dall'antichità fino al novecento. Riporto qui la conclusione dell'articolo di Cignetti:
"Negli ultimi anni la riflessione teorica tende sempre meno a collegare i segni di interpunzione a fenomeni di carattere prosodico, cui sarebbero rapportabili solo in modo parziale e sommario (Lepschy & Lepschy 2008: 4), orientandosi piuttosto a coglierne l’incidenza sui nessi logici, strutturanti e in ultima analisi testuali specifici della varietà scritta (Ferrari 2003: 55-144; Antonelli 2008: 181)"

Per rinfrescarvi la memoria potrebbe essere utile una visita ad una pagina di Dossier.net, dove troverete un articolo dal titolo "Punteggiatura (segni d'interpunzione): regole ed esempi pratici". In cui dopo una breve definizione e una panoramica su funzione e attuali tendenze in merito alla punteggiatura, è possibile consultare una piccola enciclopedia dei vari segni, con le diverse tipologie di funzioni che ricoprono e molti esempi, comprese linetta, tratto d'unione (-), parentesi, sbarretta (/).

Esplicitamente dedicata alla punteggiatura intesa come strumento per evidenziare la struttura logico - sintattica del discorso e quindi esprimere correttamente le relazioni che lo strutturano, è la tabella realizzata da Vitalino Pastori, Università degli Studi di Milano, per i Laboratori di scrittura italiana. Il documento è un file PDF dal titolo "La punteggiatura e la chiarezza del pensiero" che può essere scaricato. In esso per ogni segno di interpunzione sono presenti le varie funzionalità e gli esempi.

Per chi proprio non ne potesse fare a meno di sono disponibili vari libri sulla punteggiatura, consiglio il manuale di Bice Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Laterza, 2007, disponibile anche in formato e-book.

Per concludere con un poco di umorismo e paradosso le famose 40 regole, tutte degne di rispetto, che Umberto Eco suggerisce a chi voglia scrivere e che ho trovato su scritturacreativa.it. Il carattere paradossale è che vengono violate da Eco nel momento stesso in cui le enuncia; per esempio la regola 32: "Cura puntiliosamente l'ortograffia".

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