Merda d'artista
Il 21 maggio del 1961 Piero Manzoni sigilla i propri escrementi dentro 90 barattoli che etichetta con la dicitura "merda d'artista" riportata in italiano, inglese, francese e tedesco. Ogni barattolo pesa 30 grammi e Manzoni ne valuta il prezzo a peso d'oro, i suoi 30 grammi di merda d'artista costeranno 30 grammi d'oro. Oggi sono valutati intorno ai 70.000 euro e il 23 maggio del 2007, in un'asta di Sotheby's a Milano, un collezionista privato ha acquistato il pezzo numero 18 a 124.000 euro.
Un amico di Manzoni, Agostino Bonalumi, dichiarò che in realtà all'interno delle scatole vi fosse solo del gesso: Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso: "Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole". Tuttavia, senza che nessuno abbia avuto l'ardir edi compiere l'insano gesto suggerito da Bonalumi, una scatola pare si sia rotta, esplosa a causa "della pressione interna del gas e della corrosione delle pareti metalliche del contenitore", una sorta di scoreggia d'artista quindi!
Oggi l'opera di Manzoni è esposta in molti musei in tutto il mondo, dal Museo del novecento di Milano alla Tate Modern di Londra e i suoi barattoli vanno a ruba.
Il 21 maggio del 1961 Piero Manzoni sigilla i propri escrementi dentro 90 barattoli che etichetta con la dicitura "merda d'artista" riportata in italiano, inglese, francese e tedesco. Ogni barattolo pesa 30 grammi e Manzoni ne valuta il prezzo a peso d'oro, i suoi 30 grammi di merda d'artista costeranno 30 grammi d'oro. Oggi sono valutati intorno ai 70.000 euro e il 23 maggio del 2007, in un'asta di Sotheby's a Milano, un collezionista privato ha acquistato il pezzo numero 18 a 124.000 euro.
Un amico di Manzoni, Agostino Bonalumi, dichiarò che in realtà all'interno delle scatole vi fosse solo del gesso: Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso: "Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole". Tuttavia, senza che nessuno abbia avuto l'ardir edi compiere l'insano gesto suggerito da Bonalumi, una scatola pare si sia rotta, esplosa a causa "della pressione interna del gas e della corrosione delle pareti metalliche del contenitore", una sorta di scoreggia d'artista quindi!
Oggi l'opera di Manzoni è esposta in molti musei in tutto il mondo, dal Museo del novecento di Milano alla Tate Modern di Londra e i suoi barattoli vanno a ruba.
Una tradizione di .... m
Da Aristofane a Marziale, da Rabelais a Dante, la merda non è mai mancata in letteratura, più che nelle poesie d'amore un riferimento ad essa si può facilmente trovare nell'invettiva, nel comico, nella satira, nella parodia, ecc.
Una carrellata storica non può che cominciare con l'autore latino coprolalico per eccellenza, Marziale che nei suoi epigrammi fa spesso riferimento alla merda, come in quello dedicato a una certa Manneia e al su cagnolino "Manneia, il tuo canino ti lecca bocca e labbra: or più non mi stupisco, se piace al cane di mangiar la merda" (libro I, 83). Senza citare gli epigrammi più gustosamente volgari e pornografici, ricordiamo almeno quello dedicato a Policarmo :"Dopo chiavato, Policarmo, sei solito cagare. Dimmi, che usi hai quando ti fai inculare?" (libro IX, 69).
Con un balzo di diversi secoli approdiamo a Dante: "E mentre ch'io laggiù con l'occhio cerco, / vidi un col capo sì di merda lordo / che non parea s'era laico o cherco" (Inferno, XVIII, 115/117), così si esprime il sommo poeta, quando si trova nella seconda bolgia di Malebolge, quella degli adulatori e lusingatori, il fortunato col capo ricoperto di merda è un certo Alessio Interminelli, di Lucca.
L'utilizzo del termine "merda" non è estraneo neanche a Leonardo da Vinci che così si rivolge polemicamente alle a a colore che lui giudica esser iinutili, forse Dante li avrebbe chiamati "ignavi": "Ecco alcuni che non altramente che transito di cibo, e aumentatori di sterco e riempitori di destri chiamarsi debono, perché per loro non altro nel mondo apare, alcuna virtù in opera si mette, perché di loro altro che pieni destri non resta" (Leonardo da Vinci, Codice Forster III).
De XVII secolo è l'opera di un altro artista coprofilo italiano, Tommaso Stigliani, che scrive la "Merdeide" il cui sottotitolo suona "stanze in lode delli stronzi della Real Villa di Madrid", si tratta di un poema antispagnolo comparso nel 1629.
Mozart nelle sue lettere abbonda di riferimenti alla olezzante parola: "Al più presto bisogna che la scriva, perché io la riceva, codesta missiva; ché se poi avrò già lasciato questa baracca, altro che lettera, sarà una cacca. Cacca, cacca! O cacca! O dolce parola! Cacca! Pappa! Bello! Cacca, pappa! Cacca! Lecca! O che delizia! Che gusto! Cacca, pappa e lecca! Pappa cacca e lecca cacca! [..] Chi non ci crede, mi lecchi all'infinito, ora e sempre in eterno. [..] Avrà di che leccare per un bel po' di tempo [..] tremare mi sento; ché se la mia merda dovesse terminare, non avrà abbastanza di che banchettare", o ancora: "Ahi, il mio culo brucia come il fuoco! Che vorrà mai dire? Forse è la merda che vuole uscire? Sì, sì, merda ti riconosco, ti vedo, ti sento... E... Cos'è? Possibile? O dei! Orecchio mio, non m'inganni? No, è proprio così. Che suono lungo e triste!".
Come non ricordare poi il protagonista dell'incomprensibile Ulysses di Joyce? Leopold Bloom proprio all'inizio del romanzo, viene descritto mentre tra uno stream of consciousness e l'altro si adopera per realizzare un stream of shit.
Per Milan Kundera la merda assume la dimensione di un problema teologico, ne L'Insostenibile leggerezza dell'essere egli infatti, ricordando le parole dello gnostico Valentino, secondo cui Gesù "mangiava, beveva ma non defecava", sostiene l'incompatibilità tra l'esistenza di Dio e la merda, al punto da scrivere ne L'insostenibile leggerezza dell'essere: "La merda è un problema teologico più arduo del problema del male. Dio ha dato all’uomo la libertà e quindi, in fin dei conti, possiamo ammettere che egli non sia responsabile dei crimini perpetrati dall’umanità. Ma la responsabilità della merda pesa interamente su colui che ha creato l’uomo".
Una carrellata storica non può che cominciare con l'autore latino coprolalico per eccellenza, Marziale che nei suoi epigrammi fa spesso riferimento alla merda, come in quello dedicato a una certa Manneia e al su cagnolino "Manneia, il tuo canino ti lecca bocca e labbra: or più non mi stupisco, se piace al cane di mangiar la merda" (libro I, 83). Senza citare gli epigrammi più gustosamente volgari e pornografici, ricordiamo almeno quello dedicato a Policarmo :"Dopo chiavato, Policarmo, sei solito cagare. Dimmi, che usi hai quando ti fai inculare?" (libro IX, 69).
Con un balzo di diversi secoli approdiamo a Dante: "E mentre ch'io laggiù con l'occhio cerco, / vidi un col capo sì di merda lordo / che non parea s'era laico o cherco" (Inferno, XVIII, 115/117), così si esprime il sommo poeta, quando si trova nella seconda bolgia di Malebolge, quella degli adulatori e lusingatori, il fortunato col capo ricoperto di merda è un certo Alessio Interminelli, di Lucca.
L'utilizzo del termine "merda" non è estraneo neanche a Leonardo da Vinci che così si rivolge polemicamente alle a a colore che lui giudica esser iinutili, forse Dante li avrebbe chiamati "ignavi": "Ecco alcuni che non altramente che transito di cibo, e aumentatori di sterco e riempitori di destri chiamarsi debono, perché per loro non altro nel mondo apare, alcuna virtù in opera si mette, perché di loro altro che pieni destri non resta" (Leonardo da Vinci, Codice Forster III).
De XVII secolo è l'opera di un altro artista coprofilo italiano, Tommaso Stigliani, che scrive la "Merdeide" il cui sottotitolo suona "stanze in lode delli stronzi della Real Villa di Madrid", si tratta di un poema antispagnolo comparso nel 1629.
Mozart nelle sue lettere abbonda di riferimenti alla olezzante parola: "Al più presto bisogna che la scriva, perché io la riceva, codesta missiva; ché se poi avrò già lasciato questa baracca, altro che lettera, sarà una cacca. Cacca, cacca! O cacca! O dolce parola! Cacca! Pappa! Bello! Cacca, pappa! Cacca! Lecca! O che delizia! Che gusto! Cacca, pappa e lecca! Pappa cacca e lecca cacca! [..] Chi non ci crede, mi lecchi all'infinito, ora e sempre in eterno. [..] Avrà di che leccare per un bel po' di tempo [..] tremare mi sento; ché se la mia merda dovesse terminare, non avrà abbastanza di che banchettare", o ancora: "Ahi, il mio culo brucia come il fuoco! Che vorrà mai dire? Forse è la merda che vuole uscire? Sì, sì, merda ti riconosco, ti vedo, ti sento... E... Cos'è? Possibile? O dei! Orecchio mio, non m'inganni? No, è proprio così. Che suono lungo e triste!".
Come non ricordare poi il protagonista dell'incomprensibile Ulysses di Joyce? Leopold Bloom proprio all'inizio del romanzo, viene descritto mentre tra uno stream of consciousness e l'altro si adopera per realizzare un stream of shit.
Per Milan Kundera la merda assume la dimensione di un problema teologico, ne L'Insostenibile leggerezza dell'essere egli infatti, ricordando le parole dello gnostico Valentino, secondo cui Gesù "mangiava, beveva ma non defecava", sostiene l'incompatibilità tra l'esistenza di Dio e la merda, al punto da scrivere ne L'insostenibile leggerezza dell'essere: "La merda è un problema teologico più arduo del problema del male. Dio ha dato all’uomo la libertà e quindi, in fin dei conti, possiamo ammettere che egli non sia responsabile dei crimini perpetrati dall’umanità. Ma la responsabilità della merda pesa interamente su colui che ha creato l’uomo".
Le Interpretazioni
Opera discussa e quantomeno bizzarra, "merda d'artista" rimette in questione la figura dell'artista e il significato del fare arte nella società contemporanea. Snnono molte le possibili letture dell'opera di Manzoni, essa alluderebbe alla creatività umana e alla profondità del lavoro condotto dall'artista, in qualche modo l'arte sarebbe frutto della digestione che l'artista compie dentro di sé di elementi che attinge dall'ambiente, facendoli suoi. Per le altre possibili letture riporto quanto trovato su wikipedia:
- è stato sottolineato anche un lato poetico, quello della cessione da parte dell'artista di una parte di sé;
- in senso ironico, l'idea che un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica per qualsiasi sua opera che crea, anche le più scadenti e banali,
- in particolare che il mercato dell'arte contemporanea è pronto ad accettare letteralmente della merda, purché in edizione numerata e garantita nella sua autenticità ed esclusività da un notaio;
- contemporaneamente il valore artistico di quest'opera di Manzoni è concettuale, e perciò accessibile a chiunque senza limitazioni dovute né al costo di acquisto, né al possesso materiale o all'accessibilità fisica, né alla riproducibilità tecnica.
Insomma chiunque può mettere in un barattolo il prodotto della sua digestione e, magari esporlo in salotto, non è importante che la merda sia quella autentica di Manzoni, ciò che conta è il pensiero.
Forse la cosa migliore è chiudere con le parole dello stesso Manzoni: “… non si tratta di formare, non si tratta di articolar messaggi [...]; non sono forse espressione, fantasismo, astrazione, vuote finzioni? Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere”
- è stato sottolineato anche un lato poetico, quello della cessione da parte dell'artista di una parte di sé;
- in senso ironico, l'idea che un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica per qualsiasi sua opera che crea, anche le più scadenti e banali,
- in particolare che il mercato dell'arte contemporanea è pronto ad accettare letteralmente della merda, purché in edizione numerata e garantita nella sua autenticità ed esclusività da un notaio;
- contemporaneamente il valore artistico di quest'opera di Manzoni è concettuale, e perciò accessibile a chiunque senza limitazioni dovute né al costo di acquisto, né al possesso materiale o all'accessibilità fisica, né alla riproducibilità tecnica.
Insomma chiunque può mettere in un barattolo il prodotto della sua digestione e, magari esporlo in salotto, non è importante che la merda sia quella autentica di Manzoni, ciò che conta è il pensiero.
Forse la cosa migliore è chiudere con le parole dello stesso Manzoni: “… non si tratta di formare, non si tratta di articolar messaggi [...]; non sono forse espressione, fantasismo, astrazione, vuote finzioni? Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere”
LINK UTILI
su Manzoni e la sua opera "merda d'artista"
Piero Manzoni, la merda d'artista
Piero Manzoni e la sua merda d'artista
Wikipedia, merda d'artista
su Marziale
alcuni tra i più tremendamente sconvenienti dei suoi epigrammi si possono leggere QUI , pur trattandosi di un blog le traduzioni sono accettabili
Una antologia dei suoi epigrammi si trova nel sito http://www.marziale.com/menu.htm