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Festival Filosofia di Modena 2014: Remo Bodei lezione magistrale sulla "Celebrità"

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Il seguente articolo è stato scritto da Elisa Farris, della classe IV F dell'I.I.S. "G. Brotzu" di Quartu Sant'Elena, che ha potuto assistere alla edizione 2014 del Festival di Filosofia di Modena grazie al progetto omonimo organizzato dalla scuola e reso possibile grazie a una donazione privata.

Il Festival della Filosofia, tenutosi a Modena, Carpi e Sassuolo nei giorni 12, 13 e 14 settembre, ha avuto come tema principale la “gloria”. Attorno a questo argomento si sono tenute molteplici lezioni, da parte di importanti personaggi dell’ambito filosofico, che hanno saputo intrattenere il vasto pubblico con citazioni, documentazioni, informazioni di ogni tipo, chiarimenti e, talvolta, qualche battuta. 
Una delle lezioni a cui ho partecipato con maggiore interesse, è stata quella tenuta da Remo Bodeisulla Celebrità. Bodei, professore di filosofia di origine sarda che dal 2006 lavora alla University of California, Los Angeles, ha saputo muoversi molto abilmente sullo sfondo della Gloria, andando ad analizzarne le sue forme divergenti, la fama e la celebrità, e mantenendo sempre vivo l’interesse del pubblico con citazioni e digressioni spazio-temporali. 
Remo Bodei, Festival Filosofi, Modena
Bodei comincia la sua lezione spiegando come la gloria del passato si sia oggi deformata in quella che erroneamente si scambia per tale, e che ha invece i caratteri della celebrità. La gloria del passato è la gloria degli eroi, con i caratteri dell’eccellenza, volta a mantenere viva la memoria di coloro che compirono grande e valorose azioni, come il sacrificio della propria vita, per un bene più grande, ad esempio la salvezza del proprio popolo. La gloria è quel velo di grandiosità e magnificenza che avvolge coloro che segnarono la storia con le loro gesta, coloro che fecero qualcosa di importante per la propria patria, il proprio impero, la propria nazione e che per questo vengono ancora oggi ricordati con fierezza. 
Di questi personaggi, che possiamo tranquillamente chiamare “eroi”, possiedono la gloria non solo quelli che si distinsero per le loro vittorie, ma anche coloro che, sconfitti, persero in modo glorioso, anch'esso degno di essere ricordato. È per questo motivo che tra gli eroi antichi viene ricordato non solo Achille, l’eroe greco che condusse il proprio esercito alla conquista e distruzione di Troia, ma anche il suo rivale Ettore, il quale, ucciso in battaglia ebbe una morte dura e cruenta ma degna di essere ricordata. 
La gloria riguarda anche l’ambito politico militare con Augusto, Giulio Cesare e molti altri, quello religioso, se si pensa a fondatori, martiri, etc, e quello filosofico che riguarda importanti personaggi quali Socrate e Cartesio. Bodei fa un riferimento ad un altro tipo di eroi, quelli “anonimi” meno conosciuti ma non per questo meno degni della gloria: possiamo individuare tra questi il generale Leonida, che con i suoi trecento uomini perse la vita nella battaglia delle Termopili. 
La gloria, in questo modo riguarda tutti indistintamente; ancora più importante fu in tempi in cui non si credeva nell'immortalità dell’anima e rappresentava la “soluzione alla brevità della vita umana”, nel senso che dopo la morte del corpo era possibile, con la gloria, “restare in vita nella memoria dei posteri”. Nel tempo la gloria ha subito una sorta di deformazione: Bodei sostiene che sia un’epoca a cui si deve tornare, un bisogno compresso da una società con altri interessi e che un giorno sarà di nuovo gloriosa. Oggi si delinea maggiormente quella forma di gloria con caratteri negativi, che noi chiamiamo “fama”. Essa non ha i caratteri dell’eccellenza, come la gloria, perché la fama fa sì che vengano ricordati personaggi che compirono azioni tutt'altro che gloriose e degne di essere ricordate. Un esempio fu il personaggio latino Erostrato, che aveva pensato di dare fuoco a una delle sette meraviglie del mondo antico, il Tempio della dea Diana. Per questa sua azione terribile e sconsiderata, gli fu impedito di restare nelle memorie della storia umana (come accadde anche all'imperatore Nerone), ma egli fu ricordato comunque, non per la sua “gloria”, ma per la “fama” del crimine commesso. 
Un altro esempio è sicuramente l’assassino di John Lennon, Mark David Chapman, il quale giustificò l’omicidio del cantautore chiarendo la sua volontà di “rubargli la fama”. La fama riguarda quindi il ricordo di personaggi che si distinsero anche per azioni scorrette e prive di eroismo. 
È qui che Remo Bodei giunge alla esposizione sul tema della celebrità. La celebrità è in qualche modo derivata dalla gloria, ma è una completa degenerazione di questa e in qualche modo si avvicina alla fama. La celebrità è però un concetto più recente, che ha preso piede con la diffusione dei mezzi di comunicazione, dalla stampa alla radio ai mass media, grazie a cui la fama ha dilagato in modo celeris, dal latino “veloce” e dal cui termine deriva “celebrità”. 
Essa riguarda la volontà di scalare la propria posizione sociale di cui non ci si accontenta più, e il tentativo di accrescere l’immagine che gli altri hanno di sé. La celebrità può essere vista come la ricerca di soddisfazione nella propria vita, per godere di quei pochi attimi di quella che si pensa essere gloria e poter dire “io valgo qualcosa”. 
La realtà è che, citando un passo dell’Antico Testamento, “tanti sono i chiamati, pochi gli eletti”; allo stesso modo i personaggi della celebrità sono tanti, ma lontani e temporanei. Quelli che oggi chiamiamo erroneamente eroi, altro non sono che “eroi del tempo libero” in quanto non hanno fatto niente per meritarsi questa celebrità e questa gloria- che non è gloria- che credono di possedere. Tali personaggi, che fanno parte soprattutto del mondo dello spettacolo, vivono in qualche modo di luce riflessa: la loro fama, il loro eroismo esistono solo perché hanno alle spalle centinaia, migliaia di persone che le venerano quasi fossero divinità, vedendo in loro incarnata la possibilità di migliorare la propria immagine e la propria vita e portandola a livelli elevati. Bodei afferma che tali “celebrità” sono temporanee, perché presto decadono. 
La differenza tra un eroe glorioso e una celebrità è però che, quest’ultima, una volta caduta, non lascia niente di concreto, se non una debole traccia del suo passaggio su questo mondo destinata a dissolversi in poco tempo. Purtroppo, però, la celebrità è oggi un problema che ci riguarda da vicino, che non possiamo evitare perché, con la diffusione dei mezzi di comunicazione, essa “ci entra in casa”, come dice Bodei, quasi senza che ce ne accorgiamo. 

Modena, Piazza Grande, sede delle lezioni magistrali del festival
Anche non volendo, facciamo parte di quella società che ha perso la cognizione della gloria, quella vera, e che stoltamente la ricerca in tutte quelle personalità in cui vede riflessa la possibilità di migliorare la propria vita e dare segno della propria esistenza, senza però sforzarsi di fare qualcosa di importante che consenta di entrare realmente nelle memorie di quelli che verranno dopo. 
La lezione di Bodei prosegue con un lungo, interminabile applauso, subito seguito dalle domande del pubblico a cui lui risponde in modo serio e scherzoso allo stesso tempo, dando prova ancora una volta della sua grande preparazione. La lezione mi è piaciuta da ogni punto di vista, perché il relatore è stato capace di esporre questo argomento in modo molto coinvolgente e per nulla pesante o di difficile comprensione. 
Mi ha colpito particolarmente perché quello della celebrità è un problema oggi molto vivo nella nostra società, in qualsiasi fascia di età, sia tra gli uomini che tra le donne. E personalmente mi rendo conto di pensare spesso, con meraviglia e stupore alle gesta dei nostri antenati, di coloro che meritano di essere chiamati eroi, e provo una piccola nostalgia perché la nostra epoca è invece completamente priva di questo senso di gloria e valore che tanto caratterizzò il passato.

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