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Zimbardo: l'esperimento carcerario di Stanford (Stanford Prison Experiment)

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Il male come mostruosità
La concezione tradizionale e popolare del male si fonda sull'idea che le azioni efferate e crudeli siano il risultato di personalità mentalmente o geneticamente compromesse, si tratta della concezione del male come causato dalla "mostruosità" e non imputabile ad altri fattori. Coloro che compiono il male sono non - uomini ed è dentro di essi che bisogna indagare per scoprire la causa del male. Tale concezione deve il suo successo e la sua diffusione al fatto che è rassicurante, noi uomini non siamo così, non faremo mai niente del genere. Non solo siamo di fronte a una idea del male assolutoria nei confronti degli individui, ma anche della società, il sistema sociale e gli individui che ne fanno parte possono continuare a identificarsi con il bene e pensare di essere assolti da ogni responsabilità. Tale rappresentazione ingenua del male si fonda su una dicotomia assoluta, da una parte il male radicale, dall'altra il bene, entità antitetiche e che si escludono vicendevolmente.

L'assoluzione dalla responsabilità
Philip Zimbardo in una foto del 1971
Nel suo saggio "Effetto Lucifero" così riassume la questione Zimbardo: "L'idea che un abisso invalicabile separi le persone buone da quelle cattive è consolante per almeno due ragioni. Anzitutto, crea una logica binaria, in cui il Male è essenzializzato. La maggior parte di noi percepisce il Male come un'entità, una qualità intrinseca di certe persone e non di altre. Alla fine, un cattivo seme dà cattivi frutti, come mostra il loro destino... Inoltre, sostenere che esiste una dicotomia Bene-Male assolve "le persone buone" dalla responsabilità. Le libera dal dover prendere anche soltanto in considerazione il loro possibile ruolo nel creare, difendere, perpetuare o ammettere le condizioni che contribuiscono alla delinquenza, al crimine, ai vandalismo, alle molestie, al bullismo, allo stupro, alla tortura, al terrore e alla violenza. "Così va il mondo, non si può fare granché per cambiario, e certo non posso farlo io"."

Concezione Disposizionale e Situazionale del "male"
Nelle società individualiste come la nostra è radicata la convinzione che i comportamenti siano sempre il risultato delle disposizioni interiori delle persone, mentre si sottovaluta il peso che hanno le situazioni in cui queste si trovano ad agire nel determinare i loro comportamenti. La tesi situazionale sostenuta da Zimbardo porta invece a considerare determinante la situazione sociale in cui l'individuo si viene a collocare e che può portare un individuo ad agire in modo anche radicalmente difforme a quelli che sono i suoi valori e comportamenti abituali.

Il caso di Abu Ghraib
Abu Ghraib è la prigione di Bagdad. Il caso si verificò nel 2004, quando vennero pubblicate sui giornali fotografie che ritraevano soldati statunitensi mentre torturavano sistematicamente e sadicamente prigionieri iracheni. Il governo Usa, che conosceva quando stava accadendo nel carcere, fu costretto a chiedere scusa per l'accaduto "alla nazione e alla comunità internazionale".  Ad esaminare e valutare le immagini , la maggior parte delle quali non furono pubblicate per la loro crudezza, fu chiamato come perito di parte proprio il prof. Philip Zimbardo, autore del celebre esperimento di Stanford.
Immagini della torture di Abu Ghraib

L'esperimento carcerario di Stanford
L'Esperimento carcerario di Stanford o Stanford Prison Experiment, è uno dei più noti è importanti esperimenti della storia della psicologia e fu ideato e condotto da un team di psicologi guidati dal prof. Philip Zimbardo dell'Università di Stanford dal 14 al 20 agosto del 1971, con l'intento di studiare il condizionamento operato dalle istituzioni sul comportamento dell'individuo. L'esperimento consisteva in una simulazione di vita carceraria condotta su 24 volontari che dovevano ricoprire i ruoli di prigionieri (12) e di guardie (12) per un periodo di 2 settimane. Il carcere venne allestito presso gli scantinati dell'Università di Stanford, Zimbardo fu assistito in tale opera e nella conduzione dell'esperimento da esperti del settore tra cui un ex detenuto. 
La selezione dei volontari avvenne con annunci sul giornale e l'offerta di 15 $ al giorno. I volontari furono ulteriormente selezionati con la somministrazione di test pico - attitudinali per eliminare tutti coloro che potevano presentare problemi di personalità, comportamenti devianti e violenti ecc. I ruoli di guardie e prigionieri vennero assegnati a sorte. Zimbardo impersonava il ruolo di direttore del carcere.

Chi volesse conoscere in modo dettagliato la cronaca degli avvenimenti fino alla sospensione dell'esperimento al sesto giorno, a causa della pericolosa piega che stavano prendendo gli eventi, può farlo nel sito ufficiale dell'esperimento di Stanford a questo indirizzo esperimento carcerario di Stanford

Riporto ora dal blog http://effettolucifero.blogspot.it/ il resoconto sintetico dell'esperimento:
"I futuri prigionieri tornarono nei loro dormitori universitari ignorando il fatto che sarebbero stati prelevati e scortati alla finta prigione da una vera volante della polizia e da veri poliziotti simulando a tutti gli effetti un arresto.
Zimbardo introdusse alcuni elementi essenziali per questo tipo di sperimentazione, infatti ad ogni ruolo vennero associati dei simboli distintivi: i prigionieri vestivano una casacca numerata, così da preparare il terreno per un processo di deumanizzazione, e fu loro posta una catena alla caviglia; alle guardie invece vennero consegnati dei simboli di potere quali uniformi anonimizzanti , occhiali riflettenti (in modo da non poter essere guardati negli occhi), manganelli, fischietti e manette.
Ai carcerieri fu data molta discrezionalità circa i metodi da adottare per mantenere l'ordine.
L'esperimento prese dunque il via.
Dopo solo due giorni si verificarono i primi episodi di violenza: i detenuti si strapparono le divise di dosso e si barricarono all'interno delle celle inveendo contro le guardie che reagirono iniziando opere di intimidazione e umiliazione, cercando di spezzare il legame tra i prigionieri. Questi vennero costretti a pulire le latrine a mani nude, a defecare in secchi che non avevano il permesso di svuotare, a simulare atti di sodomia, a cantare canzoni oscene e spesso venivano denudati.
I detenuti tentarono di evadere e tale fuga venne sventata con difficoltà dalle guardie e dal direttore del carcere (Zimbardo).
Dopo 36 ore delle crisi di nervi colpirono i prigionieri e uno di essi sentì la necessità di lasciare la sperimentazione.
Dopo 5 giorni i detenuti mostrarono sintomi evidenti di disgregazione individuale e collettiva: erano docili e passivi e il rapporto con la realtà si stava deteriorando, mostravano seri disturbi emotivi. Le guardie continuarono a praticare comportamenti vessatori e sadici dimostrando un distaccamento dalla realtà anche nel loro ruolo.
Sia le guardie che i prigionieri si erano identificati in maniera forte e impressionante al proprio ruolo tanto che pur soffrendo, questi ultimi non presero in considerazione l'idea di lasciare l'esperimento ma continuarono a risiedere nella prigione intraprendendo soventi tentativi di evasione.
Al sesto giorno Zimbardo, dati i risvolti drammatici, decise di interrompere l'esperimento con grande sollievo dei prigionieri ma rammarico da parte delle guardie".
Immagini da Google sullo Stanford Prison Experiment

video sull'esperimento di Stanford in inglese

L'Effetto Lucifero
Il problema da cui parte Zimbardo può essere così formulato: Come è possibile che una persona il cui abituale comportamento è rispettoso dei valori morali e degli altri giungere a commettere atti efferati e crudeli?
La risposta, in termini generali, è che il "Il male è l'esercizio del potere sugli altri in una situazione in cui non ci si sente responsabili delle proprie azioni".
Zimbardo ritiene che la trasformazione che si attua in un individuo e lo porta a commettere "azioni mostruose", sia il risultato di quello che chiama Effetto Lucifero, protagonista della metamorfosi da principe degli angeli a genio del male assoluto. L'effetto Lucifero è il risultato dell'interazione tra tre differenti fattori:
- disposizionale: la mela marcia, il singolo individuo con la sua volontà, le sue tendenze e attitudini 
- situazionale: le circostanze in cui è ambientato l'atto "malvagio", ovvero la situazione in cui l'individuo si trova inserito e che condiziona il suo agire prescrivendogli le norme cui adeguarsi dettate dal gruppo, dalla gerarchia, ecc. 
- sistemica: il sistema sociale che influenza le due variabili precedenti. Il potere, economico, politico, militare, culturale, ecc. determina le situazioni in cui l'individuo si trova ad agire Il potere del sistema definisce le norme implicite o esplicite che prescrivono come agire e fornisce i ruoli cui gli individui devono attenersi supportandoli e legittimandoli dal punto di vista delle risorse, dell'ideologia delle regole dell'agire, ecc.



L'immagine raffigura bene la tesi di Zimbardo su come si attua l'Effetto Lucifero un sistema politico - economico fortemente ideologizzato, altamente istituzionale e retto da un rigoroso sistema gerarchico e funzionale, determina situazioni  che fungono da bed barrel (contenitore malvagio) in cui gli individui si trasformano in "mele marce", adottando un comportamento efferato differente da quello abituale.

La Psicologia Sociale
Le ricerche e gli esperimenti sviluppati nell'ambito della psicologia sociale su questa complessa tematica, dall'esperimento del conformismo di Asch (confronto delle linee), a quello sull'obbedienza di Milgram (Milgram experiment), fino a quello di Zimbardo, hanno condotto all'individuazione di alcuni processi fondamentali che starebbero alla base dell'effetto Lucifero:
1. La deindividuazione o anonimizzazione: rimozione della personalità individuale, l'agire dell'individuo non è più espressione della sua personalità ma del suo essere parte di un gruppo. La persona che si trova in questa condizione non si sente più responsabile delle sue azioni in quanto la sua condotta è dettata dalle norme della situazione specifica in cui agisce e non dalle proprie norme interne.
2. La deumanizzazione: è il relegare in una sfera sub-umana l'individuo appartenente a un gruppo esterno, che viene ridotto al rango di oggetto o di essere inferiore. In questo modo viene meno il legame di di empatia con l'altro e anche il senso di colpa viene disinnescato. Questo facilita facilitano l’esecuzione di atti di violenza nei confronti della "vittima".
3. Il conformismo: tendenza (per il bisogno di approvazione) ad allineare totalmente il proprio comportamento a quello della maggioranza, anche quando questa si caratterizza per la sua condotta riprovevole in base agli stessi parametri del soggetto che ad essa si adegua (esperimento di Asch).
4. il comportamento eteronimico o eterodiretto: e l'allentamento o rimozione della responsabilità individuale che si ottiene in quanto l'individuo interpreta il suo agire non come suo ma come diretto dalle norme a lui esterne e imposte dalla situazione e/o dalla struttura gerarchica o funzione nella quale si trova inserito (esperimento di Zimbardo e di Milgram).
5. L’obbedienza: obbedienza cieca all'autorità ossia propensione a sottomettersi agli ordini, anche immorali, di figure istituzionali dotate di uno status elevato in un determinato contesto gerarchico e/o funzionale (esperimento di Milgram).
6. La diffusione della responsabilità: il venire meno del dovere di intervenire dinanzi a una emergenza laddove siano presenti altri potenziali soccorritori, con i quali, per l’appunto, si divide la responsabilità e che conduce all'inazione o indifferenza (il caso Genovese)

Le conclusioni di Zimbardo
Le considerazioni di Zimbardo sull'esperimento carcerario di Stanford lo conducono a sottolineare il peso del sistema nel determinare l'effetto Lucifero. La condizione di normalizzazione della violenza e la deumanizzazione dell'altro e di se stessi, sono il risultato delle situazioni, sono queste che creano le mele marce e non il contrario.. Le situazioni sono prodotte dal sistema e sono i cattivi sistemi che creano le cattive situazioni, pertanto i cattivi comportamenti non sono il risultato dell'agire di mele marce: "i sistemi forniscono il supporto istituzionale, l'autorità e le risorse che permettono alle Situazioni di funzionare". Riflettendo sui risultati del proprio esperimento e di altri simili, come quello condotto da Milgram, Zimbardo giunge alla conclusione che la causa da cui dipendevano i comportamenti degli individui in tali esperimenti fosse da ricercare nelle "variabili situazionali" e non nella disposizione a commettere atti crudeli da parte delle persone. Le varie repliche dell'esperimento di Milgram e le variazioni introdotto nella situazione "hanno rivelato chiaramente l'estrema flessibilità della natura umana: quasi tutti potevano essere totalmente obbedienti o quasi tutti potevano resistere alle pressioni dell'autorità. Tutto dipendeva dalle variabili situazionali che sperimentavano. Milgram è riuscito a mostrare che le percentuali di acquiescenza potevano salire vertiginosamente oltre il 90 per cento delle persone che raggiungevano il livello massimo di 450 volt oppure ridursi a meno del 10 per cento, introducendo una sola variabile cruciale nella ricetta dell'acquiescenza". Così Zimbardo esemplifica la sua convinzione: "volete l'obbedienza massima? Mettete il soggetto in una "équipe di insegnanti", in cui il compito di spingere il pulsante è affidato a un'altra persona (un complice), mentre il soggetto dà un aiuto in altre parti della procedura. Volete che le persone resistano alle pressioni dell'autorità? Fornite modelli sociali di pari che si sono ribellati. [...] Era più probabile che procedessero quando l'allievo era lontano che quando era vicino. In ciascuna delle altre variazioni di questo campionario di comuni cittadini americani, delle più varie professioni e classi di età e di entrambi i sessi, è stato possibile ottenere livelli bassi, medi o alti di obbedienza acquiescente premendo l'interruttore situazionale - come se si girasse semplicemente un "disco combinatore della natura umana" nella loro psiche.

LINKOGRAFIA
Per scrivere questo post ho ripreso, sintetizzandoli, parafrasandoli e integrandoli, i contenuti presenti nei seguenti articoli
1. Psicololinea.it: La psicologia del male di Piero Bocchiaro
2. Sito ufficiale dello Stanford Prison Experiment: cronaca dettagliata dell'esperimento
3. Blog Effetto Lucifero: L'effetto Lucifero
4. Blog Effetto Lucifero: esperimento di Stanford
5. Luigi Anepeta: recensione a L'effetto Lucifero. Cattivi si diventa?
6. Newsletter di sociologia: L'effetto Lucifero di Philip Zimbardo, di Amedeo Cottino


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