Al di là della storia manualistica la prima guerra mondiale, combattuta dall'Italia dal 1914 al 1918, presenta una varietà e ricchezza di memorie relative a fatti, episodi, aneddoti, testimonianze, che riescono a rendere conto molto più efficacemente di un saggio o un manuale, della tragicità di questo evento apocalittico.
Il "general Cadorna"
Luigi Cadorna (1850 - 1928) |
Se si avverte talvolta l'esigenza di introdurre una nuova categoria storiografica del tipo "emerito pezzo di merda", questa esigenza si fa impellente se ci si sofferma sulla nefasta figura del generale Luigi Cadorna, basti pensare che furono gli stessi alleati dell'Intesa a volerne l'allontanamento dopo Caporetto, volontà espressa nel vertice tenutosi a Rapallo il 6 novembre del 1917. Tragedia di Caporetto di cui il Cadorna diede l'intera responsabilità alla vigliaccheria dei suoi soldati e ai complotti dei perfidi disfattisti socialisti, non all'incapacità sua e di un altro losco e incompetente figuro, Pietro Badoglio, che, come Cadorna, avrà grande successo, dato che nella classe dirigente italiana, ora come allora, il successo è sempre stato inversamente proporzionale al merito.
A sostegno di questo giudizio così drastico su Cadorna un florilegio tratto da suoi scritti, discorsi, comunicazioni, ecc., da cui traspaiono la sua personalità e le sue convinzioni:
“Per attacco brillante si calcola quanti uomini la mitragliatrice può abbattere e si lancia all'attacco un numero di uomini superiore: qualcuno giungerà alla mitragliatrice […]".
"Le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini”.
"Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi".
"Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si infami dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello dell’ufficiale".
Questo il testo della canzone, una delle tante versioni, che i soldati dedicheranno a Cadorna:
Il general Cadorna ha scritto alla regina
«Se vuoi veder Trieste te la mando in cartolina»
Bom bom bom al rombo del cannon
Il general Cadorna si mangia le bistecche
ai poveri soldati ci dà castagne secche
Bom bom bom al rombo del cannon
Il general Cadorna è diventato matto
chiamà il '99 che l'è ancor ragazzo
Bom bom bom al rombo del cannon
Il general Cadorna ha perso l'intelletto
chiamà il '99 che fa ancor pipì nel letto
Bom bom bom al rombo del cannon
Il general Cadorna ha scritto la sentenza:
«Pigliatemi Gorizia, vi manderò in licenza»
Bom bom bom al rombo del cannon
Il general Cadorna 'l mangia 'l beve 'l dorma
e il povero soldato va in guerra e non ritorna
Bom bom bom al rombo del cannon.
I Soldati italiani
1^ guerra mondiale - trincea italiana |
Gabriele D'Annunzio sullo SVA 10 utilizzato per il celebre volo su Vienna |
Queste alcune delle loro testimonianze (da http://www.storiaxxisecolo.it/)
Lettera di un generale a Giolitti (1915)
"Vi sono truppe allo scoperto, sotto il tiro del cannone nemico, con 15° sotto zero, e si vuole che avanzino. Muoiono gelati a centinaia e ciò è ignorato dal paese. Gli ufficiali più arditi hanno crisi di pianto di fronte alla vanità degli sforzi, davanti all'impossibile. Sull'Isonzo si muore a torrenti umani e nulla finora si è raggiunto."
lettera sottoposta a censura |
"Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle altre fandonie del giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con orgoglio, né con ardore; essi vanno al macello perché sono guidati e perché temono la fucilazione. Se avessi per le mani il capo del governo, o meglio dei briganti, lo strozzerei".
Silvio D' Amico, Diario di guerra (in: Corriere della Sera del 30 marzo 1980, rid.)
Ma il fatto più atroce è un altro. Presso un reggimento di fanteria, avviene un'insurrezione. Si tirano dei colpi di fucile, si grida non vogliamo andare in trincea.Il colonnello ordina un'inchiesta, ma i colpevoli non sono scoperti. Allora comanda che siano estratti a sorte dieci uomini; e siano fucilati. Sennonché, i fatti erano avvenuti il 28 del mese, e il giudizio era pronunciato il 30. Il 29 del mese erano arrivati i " complementi", inviati a colmare i vuoti prodotti dalle battaglie già sostenute: 30 uomini per ciascuna compagnia. Si domanda al colonnello: "Dobbiamo imbussolare anche i nomi dei complementi? Essi non possono aver preso parte al tumulto del 28: sono arrivati il 29 ". Il colonnello risponde:." Imbussolate tutti i nomi". Così avviene che, su dieci uomini da fucilare, due degli estratti sono complementi arrivati il 29. All'ora della fucilazione la scena è feroce. Uno dei due complementi, entrambi di classi anziane, è svenuto. Ma l'altro, bendato, cerca col viso da che parte sia il comandante del reggimento, chiamando a gran voce: "Signor colonnello! signor colonnello! ". Si fa un silenzio di tomba. Il colonnello deve rispondere. Risponde: "Che c'è figliuolo? ". " Signor colonnello! " grida l'uomo bendato "io sono della classe del '75.Io sono padre di famiglia. Io il giorno 28 non c'ero. In nome di Dio! ". "Figliuolo" risponde paterno il colonnello "io non posso cercare tutti quelli che c'erano e che non c'erano. La nostra giustizia fa quello che può. Se tu sei innocente, Dio te ne terrà conto. Confida in Dio".
La propaganda: Domenica del Corriere del 24 settembre 1916, episodio di Enrico Toti |
Nel marzo 1916 il mio comandante di divisione, al quale riferivo per telefono le ragioni per cui una operazione ordinatami non poteva riuscire e si sarebbe avuto un macello, osservò che di carne da macello da darmi ne aveva quanta poteva abbisognarmene; risposi che facevo il colonnello non il macellaio; s’interruppe il telefono: un ordine scritto mi ordinò l’onerosa operazione.”.
"Tutte le volte che c'era un attacco arrivavano i carabinieri. Entravano nelle nostre trincee, i loro ufficiali li facevano mettere in fila dietro di noi e noi sapevamo che - quando sarebbe stata l'ora- avrebbero sparato addosso a chiunque si fosse attardato nei camminamenti invece di andare all'assalto. Questo succedeva spesso. C'erano dei soldati, ce n'erano sempre, che avevano paura di uscire fuori dalla trincea quando le mitragliatrici austriache sparavano all'impazzata contro di noi. Allora i carabinieri li prendevano e li fucilavano. A volte era l'ufficiale che li ammazzava a rivoltellate."
Il Diario di Elena duchessa d'Aosta
Fece scandalo, subito dopo la guerra, la pubblicazione del diario di Elena d’Aosta che era malata ai polmoni ma pretese un posto di Crocerossina e non si risparmiò. Raccontò cosa significava stare «accanto agli eroi» moribondi. «I feriti – testimoniò – venivano trasportati con treni non attrezzati cioè con carri bestiame, in vagoni non disinfettati. Impossibile medicare gli ammalati». A Bologna, nell’asilo De Amicis, si trovavano ammassati come sardine quattrocento mutilati. «Non c’erano i bagni e, qualche volta, mancavano anche i viveri. I feriti portavano ancora i loro indumenti sporchi di terra e di sangue. Per i loro bisogni, dovevano andare nel cortile. La notte evacuavano nei secchi che, quando traboccavano, li versavano da un piano all’altro, attraverso le tavole disgiunte del pavimento». Soldati con malattie alla pelle o con infezioni contagiose stavano tutti insieme e la loro igiene consisteva nel lavarsi in un’unica tinozza che, come risultato più evidente, consentiva di contagiarsi a vicenda. La pubblicazione sembrò eccessiva tanto che qualcuno osservò che la duchessa, probabilmente, era stata troppo severa. Rispose: «Come potevo rimanere silenziosa davanti a tante necessità urgenti e all’imbecillità di alcuni?»
Le perdite umane italiane nella grande guerra
Varie sono le stime dei soldati italiani morti nel corso della guerra, Giorgio Mortara, demografo, stimò il numero di vittime in 651.000, lo storico britannico Thompson calcolò in 689.000 il numero di militari morti. I morti civili furono 1.021.000 (denutrizione, influenza spagnola). 947.000 furono i feriti, mutilati e invalidi, 600.000 i prigionieri e dispersi. Su un totale di 5.615.000 uomini mobilitati si ebbero perdite complessive pari a 2.197.000 (morti, mutilati, invalidi, dispersi). Il 39% di quanti partirono per la guerra furono vittime della carneficina.
Nel corso della guerra finirono dinanzi ai Tribunali militari 262.500 soldati, il 6% dei mobilitati. 170.000 di questi subirono una condanna. Le condanne a morte furono 4.028, di cui 750 eseguite; le condanne all'ergastolo 15.345. Difficile calcolare il numero dei soldati che vennero decimati o fucilati al fronte senza processo su ordine dei comandanti per episodi di insubordinazione, codardia, ecc. Il Codice Pensale (Art. 40) dell'esercito dava infatti la possibilità a qualsiasi comandante, anche sottufficiali, di ordinare esecuzione sommarie senza processo.
Sacrario militare di Redipuglia, inaugurato nel 1938, contiene le salme di 100.000 soldati italiani di cui 60.330 ignoti |
LINKOGRAFIA
Storiaxxisecolo: La grande guerra
www.veja.it: L'inferno delle trincee al comando di ufficiali senza nessuna umanità
http://www.adnkronos.com: Militari italiani fucilati durante la Grande Guerra
http://www.crashonline.it/: Riabilitate i 4 alpini fucilati
La storia fatta a pezzi: Alcune storie della grande guerra attraverso le imamgini
Tecnica della scuola: Riabilitiamo i fucilati della grande guerra