Quando ero bambino e frequentavo le scuole elementari, ogni qual volta mi lamentavo per lo studio mia madre, una maestra, era solita leggermi questa poesia di Pascoli. Voleva dirmi che l'applicazione nello studio (espressione desueta ma inattuale), benché richiedano fatica e sacrificio, sono la via per raggiungere il traguardo: imparare a coltivare il proprio tesoro.
Oggi, quando per molti il "paese dei balocchi"è divenuto il modello cui conformare l'educazione, io dedico la poesia della vanga d'oro ai miei studenti e alle mie studentesse.
Giovanni Pascoli, Il Tesoro
C'era una volta un vecchio contadino
che aveva un suo campetto e la sua marra
e tre figlioli. Giunto al lumicino,
volle i suoi tre figlioli accanto al letto.
« Ragazzi - disse - vado al mio destino
ma vi lascio un tesoro: è nel campetto ».
E non potè dir altro, o non volle.
A mente i figli tennero il suo detto.
Quando fu morto, quelli il piano, il colle
vangano, vangano, vangano; invano
vangano, vangano, vangano; invano
voltano al sole e tritano le zolle:
niente! Ma, pel raccolto, quando il grano
vinse i granai, lo videro il tesoro
che aveva detto il vecchio; era in lor mano,
era la vanga dalla punta d'oro.
Tratto da una favola di Esopo, Il contadino e i suoi figli (favola XLII)
Un contadino essendo sul punto di morire e volendo che i suoi figli fossero pratici dell'agricoltura, avendoli mandati a chiamare disse: "Figlioli, in una delle mie vigne è nascosto un tesoro". Ed essi dopo la sua morte, avendo preso aratri e zappe, scavarono tutta la propria campagna. E il tesoro non lo trovarono, ma la vigna diede loro molte volte più abbondantemente il prodotto. Il racconto dimostra che la fatica è un tesoro per gli uomini
Testo in greco della favola
Testo in greco della favola