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Platone e il lato oscuro dello storytelling

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È Platone tra i primi a rivelare il lato oscuro dello storytelling. I poeti sono creatori di illusioni che, come il cinto di Apate, hanno l’apparenza di realtà, riuscendo a far apparire come vere le loro menzogne. Grazie alle loro storie i poeti sono capaci di controllare il comportamento e il pensiero dei loro ascoltatori / lettori grazie al meccanismo dell’immedesimazione, che agisce sulla sfera passionale ed emotiva dell’anima e rende gli uomini vasi vuoti da riempire, ponendo fuori gioco la capacità razionale di giudicare e la libertà nella scelta. 
L’esperienza estetica conduce all’oblio di sé e consegna l’individuo al dominio delle passioni e alla messa fuori gioco del pensiero critico. Il poeta stesso è un “vaso vuoto” e attraverso le sue labbra parla il dio. 
La poesia e l'esperienza narrativa sono forme di divina mania (μανία), termine con cui si indica uno stato di totale esaltazione in cui l'individuo è agito dalla divinità e i suoi comportamenti e le sue parole sono prive di ragione (νοῦς).


Il potere della “parola narrante” emerge con chiarezza nello Ione, dove Socrate paragona la potenza narrativa a quella della calamita che agisce come forza esterna e trasmette il potere attrattivo a ciò che attrae, fino a formare una catena che rende gli uomini posseduti e non più padroni di sé. 
Al comportamento autodiretto fondato sulla ragione si viene a sostituire quello eterodiretto per cui gli individui sono resi schiavi di una forza che li vince e muove attraverso l’anima irrazionale. 
Platone descrive anche quella che oggi è denominata “viralità”, infatti la calamita magnetizza gli anelli di metallo che trasmettono automaticamente la forza magnetica agli altri anelli, creando una catena di condivisione e menzogna. I poeti come coloro che li ascoltano sono “invasati”, affetti da follia.


Eppure Platone, che si dice avesse bruciato tutte le sue opere poetiche giovanili per dedicarsi esclusivamente alla filosofia, compie una mossa singolare: scrive racconti e li inserisce nei suoi dialoghi. Non si tratta di elementi secondari del testo, anzi in essi, spesso solo in essi, sono contenute alcune delle sue principali e più note dottrine. I cosiddetti miti platonici, dal mito della caverna, a quello di Eros, dall’anima come biga guidata da un auriga, al mito degli androgini, sono tra le “storie” ancora oggi più conosciute e dibattute. 


Perché questa mossa di Platone? Perché caccia i poeti dalla sua città ideale e poi scrive storie? Egli non rinuncia al potere della comunicazione narrativa, in parte per per spiegare, usando le storie come “exempla” e modelli; anche per coinvolgere ed emozionare grazie al meccanismo dell’immaginazione, 
ma soprattutto 
per avanzare ipotesi che vanno al di là dei limiti della razionalità e dell’argomentazione: “ciò di cui non si può argomentare, si deve narrare”.

Percorso su filosofia e narrazione in Platone 

1. Per un esame delle problematiche connesse al rapporto tra filosofia e poesia in Platone, consiglio questo articolo di Susanna MatiFilosofia versus Poesia: Platone e i poeti, pubblicato il 15/11/2008 su Anterem.

2. Un esame approfondito delle tematiche presenti nel Fedro e nello Ione a proposito della poesia e del rapporto tra finzione narrativa e verità filosofia, è presente nell'articolo di Pietro Del Soldà, Verità della poesia e ispirazione divina nello Ione di Platone, pubblicato su Dialeghesthai, nel 2009 e corredato da un ricco apparato di note.

3. Un puntuale esame del testo dello Ione, utilissima come guida alla lettura, è quella pubblicata da Maria Chiara Pievatolo nel 2013 (aggiornata al 08/05/2015) su e intitolata Lo Ione di Platone.

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