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La didattica erosa e i mercanti nel tempio

Il processo di graduale asportazione dell'humus didattico dal territorio della scuola procede in modo vertiginoso a causa di fattori esogeni ma anche endogeni. L'attuale fenomeno di "messa fuori gioco" della didattica, è un fenomeno di erosione diffusa e accelerata, l'alternanza scuola - lavoro è solo uno dei tanti, benché il più stupido, tra di essi.

Sistema- Ambiente e Confine
Scompare il confine tra scuola e realtà sociale, che costituisce l'ambiente con cui la scuola deve interagire, non il modello cui essa deve adeguarsi. Il confine che separa e deve separare la scuola dal mondo reale, costituisce il meccanismo fondamentale su cui si basa l'esistenza di qualsiasi sistema organizzato, dalla cellula all'istituzione scolastica. Se si elimina la membrana cellulare, che separa la cellula dal suo ambiente, non se ne migliora il funzionamento, ma si distrugge la cellula, questa, semplicemente, smetterà di esistere. 

È tramite l'azione di "traduzione" con cui la scuola interagisce con l'ambiente, che il sistema formativo istituzionale può crescere e svilupparsi, ricodificando gli stimoli ambientali in modo da poterli trattare secondo i propri sottosistemi e adattandosi ad essi non in modo meccanico, ma funzionale ai propri obiettivi specifici. 

Eliminare la membrana cellulare non produce un migliore adeguamento della cellula al suo ambiente, ma la morte della cellula; conformare in modo meccanico l'istituzione scolastica all'ambiente sociale ed economico, non produce un migliore adattamento della scuola alla società, ma la morte della scuola.
Insistere sul fatto che la scuola non sia la realtà (sociale, lavorativa, politica, etc.), né debba esserlo, non significa quindi affermare che essa debba isolarsi da quella, ma che deve sviluppare risposte adattive secondo le proprie logiche e i propri scopi, che sono pedagogico - educativi.

I mercanti nel tempio
La desertificazione della didattica e la riduzione della scuola a ciò che è "non scuola" si sta sviluppando attraverso diverse modalità. Alcune hanno a che fare con problemi oggettivi e con l'incapacità della scuola di trovare una risposta adeguata ad essi, vedi: la rivoluzione comunicativa e tecnologica del digitale, la globalizzazione, la diffusione di strumenti e risorse educative informali, etc. 
Altre sono frutto di politiche miopi e della supina assunzione di modelli importati da realtà i cui scopi, del tutto legittimi, non hanno però niente a che fare con l'educazione e la formazione.


Una delle forme in cui la desertificazione della didattica si manifesta è la perdita del controllo del tempo cosiddetto curricolare.

Non solo alternanza scuola - lavoro
La perdita del tempo non è solo un fenomeno quantitativo, meno tempo riservato alla didattica, ma strutturale, l'uso del tempo viene sottratto alla didattica che non è più in grado di disporne perché un indefinito numero di attività, che coinvolge un numero di studenti variabile, in ore e giorni sempre differenti, impedisce di poter sviluppare qualsiasi attività formativa di qualità che non sia la lezione frontale trasmissiva.
Ecco un elenco sicuramente incompleto:
  • Alternanza scuola lavoro
  • orientamento in ingresso e in uscita
  • uscite didattiche
  • viaggi di istruzione
  • assemblee degli studenti
  • lotta contro i mali del mondo (cyberbullismo, sicurezza, educazione stradale, educazione alimentare, droga, alcool, inquinamento, etc. etc.)
  • progetti
  • concorsi
  • eventi, fiere, giornate di questo e di quest'altro
  • prove Invalsi
  • ad libitum
Ultima perla partorita dal MIUR e dalla non rimpianta ministra Fedeli: Il sillabo per l'educazione all'imprenditorialità.


La pugnalata alla spalle
Sono gli stessi responsabili del governo della scuola che, con le loro iniziative e con la loro politica dell'innovazione fine a se stessa, "pugnalano alle spalle" i docenti, rendendo loro sempre più complesso e problematico sviluppare percorsi formativi articolati, centrati sugli studenti e personalizzati, fondati su metodologie cooperative e su compiti autentici. 
Tutto ciò vanifica le alte e nobili finalità che, a parole e nei documenti ministeriali ed europei, si fa finta di voler perseguire: pensiero critico, pensiero creativo, teste ben fatte, media education, collaborazione e partecipazione, complex problem solving, autonomia e responsabilità, intelligenza emozionale, flessibilità cognitiva, decision making, etc.
Lo stesso mondo del lavoro, come testimoniano i risultati dell'indagine The Futur of the Jobs, del  World Economic Forum, richiede queste capacità e competenze e la scuola potrebbe fornirle, ma è troppo impegnata a svuotare la didattica per poterlo fare. La sola didattica compatibile con la desertificazione della scuola è la mera trasmissione dei contenuti.

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