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Scuola Privata? ..... Ma mi faccia il piacere .....

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Insegnanti, vil razza dannata
Lo stereotipo dell'insegnante che l'opinione pubblica possiede, anche grazie alle coraggiose indagini della stampa, segugio che ha imparato a scodinzolare al potere, lo ritrae come un cialtrone scansafatiche, sempre in vacanza, ignorante e imboscato, assenteista e menefreghista. A tale losco figuro, che si pasce del pubblico danaro, sarebbe da imputare il disastroso stato della scuola italiana, fotografato da quella luce di scientifica oggettività che sono le indagini OCSE - PISA, dove PISA non allude alla città della torre che pende, anche se meno della nostra scuola, ma è acronimo di "Programm for International Student Assessment". Come neutralizzare questo orrido mostro, e risollevare le sorti delle patrie pubbliche scuole? S'ode a destra una squillo di tromba: "libero mercato", a sinistra risponde uno squillo: "scuola come azienda", la formula è semplice e potremo chiamarlo teorema della "R.T.S. - Reagan, Tatcher School": licenziabilità dei docenti, produttività, misurabilità dei risultati, accountability, valutazione di sistema, etc. S'erge l'italico genio e partorisce la buona scuola che ha in tale teorema la sua, neanche tanto tacita, premessa. 

La Bbbbbbuona Scuola
Descrivere la premessa neoliberista de La Buona Scuola non è semplice, potremo twitterianamente così sintetizzare la concezione fondata sul modello del "libero mercato" come paradigma per la riforma generale dell'istruzione scolastica, noto anche come modello GERM: "le scuole poste in concorrenza saranno costrette o ottimizzare la loro merce, l'offerta formativa, la domanda di istruzione si orienterà verso quelle scuole che risulteranno migliori in base ai test standardizzati". In base ai dogmi religiosi del neoliberismo, questo significherà che tanto le scuole che vendono istruzione, quanto le famiglie che la comprano, saranno soddisfatti: le scuole offriranno un prodotto formativo sempre più elevato in qualità e le famiglie potranno usufruire di esso. 

L'Impavido Giuliano
Un vecchio articolo pubblicato su la Valigia Blu interessante blog collettivo di web giornalismo, il 31/12/2013 e firmato da Galatea Vaglio, rilancia una notizia vecccccchia, ma che fa "notizia" perché nessuna grande testata giornalistica, televisiva o di altra natura, la ebbe a sottolineare: la scuola pubblica italiana non è un disastro, come dai dati dell'indagine OCSE - PISA 2012, tutti gli spregiatori di essa, che sono legione, hanno desunto; si allinea perfettamente alla media OCSE. Quelli de La Valigia Blu riprendono una lettera di un egregio dirigente scolastico, Giuliano Romoli, dirigente dell'Istituto Spallanzani di Casalgrande, provincia di Reggio Emilia, pubblicata sulle pagine digitali de Il Sussidiario, coraggiosa testata pronta a sostenere intrepide battaglie purché a sostegno di chi detiene il potere o di chi ne fa le veci. 
Ma cosa sostiene il baldo Giuliano? Assetato di sangue docente egli s'erge a campione della vendetta della pubblica opinione sugli insegnanti cialtroni e trova la risposta a tutti i problemi della scuola pubblica: licenziare gli incapaci: "Alla Fiat un ingegnere incapace, che fa danni, verrebbe immediatamente licenziato. Nella scuola questo non è possibile". Ma come stabilire quali docenti sono incapaci? Il salace Giuliano ha la risposta pronta: le prove Invalsi: "Abbiamo ormai sottomano risultati in forma  analitica e grafica, analisi sottili e documentate delle prove di ogni singolo studente e medie delle prestazioni di classe, di istituto, di zone geografiche, di sistema". Ma dove il giulianesco genio si incontro con il teorema R.T.S e nell'adozione del modello "azienda privata" per la scuola, è nel suo sviolinare a favore delle scuole paritarie: "Se le prove invalsi dovessero dimostrare che gli Istituti paritari conseguono risultati migliori delle scuole statali, verrebbe da pensare che lo Stato dovrebbe favorire questo segmento del sistema dell’istruzione".

OCSE - PISA: Italia agli ultimi posti
Chi volesse leggere la sintesi dell'indagine OCSE - PISA 2012 per quanto concerne l'Italia può divertirsi scaricandolo in formato PDF, qui i limiterò a riportare gli italici risultati per i tre settori di competenze esaminati nell'indagine:
competenze matematiche: 32° posto su 65 paesi con 485 punti;
competenze in scienze: 31° posto su 65 paesi con 494 punti;
competenze in lettura: 26° posto su 65 paesi con 490 punti.
Un disastro per la nostra scuola, dunque occorre procedere con licenziamenti e deportazioni di massa per i docenti, magari coordinati dal provvido Giuliano in veste di novello Eichmann? Si dovranno chiudere le scuole pubbliche per dirottare gli studenti alle private con il plauso dei mercatari di questo paese, sempre più di quanti sarebbe desiderabile fossero?
Ma mi faccia il piacere!!! Direbbe Totò

da Il Sovranista - http://www.ilsovranista.it/
Ma che c'entra Totò? C'entra perché se è vero che la scuola pubblica italiana non è certo il non plus ultra e presenta molti acciacchi, essa versa in condizioni molto meno gravi di quanto i dati OCSE - PISA farebbero pensare. In primo luogo perché i governi italiani sono impegnati nel finanziare , piuttosto che la scuola pubblica, grandiose opere inutili per il cittadino, ma utilissime per le colonie di parassiti che popolano e spolpano la penisola. Come scrive Paolo Ferri  in un articolo apparso su Agenda Digitale il 15/06/2015, "Buona scuola: il divario tra una regione e l'altra": "gli stessi tecnici dell’OCSE si stupiscono della capacità di “resistenza” / ”resilienza” della scuola Italiana". Ma perché i simpatici folletti dell'Ocse, che monitorano ogni 3 anni i risultati dell'apprendimento sui 15enni di 65 paesi (tanti sono quelli che hanno partecipato all'indagine 2012), sono così strabiliati dai risultati della scuola italiana? Perché l'Italia, come si può leggere in un articolo de Il Fatto quotidiano "Italia ultima tra i paesi OCSE per spesa pubblica in istruzione in rapporto al Pil",  spende il 4,6% del Pil per l'istruzione, mentre i grandi, ma anche piccoli, paesi Ue spendono più del 6% (come Gran Bretagna, Francia, Olanda, Svezia, Finlandia, etc.), i meno fortunati come Spagna e Portogallo spendono intorno al 5,5%, solo la Germania spende poco più di noi, ma il suo Pil è un tantino più alto del nostro (dati riferiti al 2014).

da www.genitoritrotter.com


Scuola: Privato è Brutto, Pubblico è Bello
Dove però il riso per la figura ridicola del fido Giuliano, che abbiamo eletto a campione di tutti i mercatari liberopensanti, si fa pantagruelico, è in una peregrina considerazione che viene fatta da Galatea Vaglio: cosa succede se dai punteggi OCSE - PISA della scuola italiana eliminiamo quelli delle private e consideriamo sole le performance degli studenti della scuola pubblica? Miracolo!!! Come nota in un post pubblicato su Articolo 33 da Claudio Perini: "La scuola pubblica prepara meglio della scuola paritaria, è l'OCSE a dirlo", se non ci fosse la pessima scuola privata l'Italia i risultati italiani sarebbero allineati alla media OCSE sia nelle competenze matematiche che in quelle relative alle competenze testuali. Per quanto riguarda le conoscenze matematiche l'Italia risalirebbe dal 30° al 23° posto. Il sito Lavoce.info ha elaborato, a partire dall'indagine OCSE - PISA del 2006, un grafico in cui sono messi a confronto i dati relativi a conoscenze matematiche, comprensione del testo e competenze scientifiche degli studenti della scuola pubblica, delle scuole private indipendenti e di quelli finanziate dallo stato (paritarie).

tratto da La Voce Info del 01/03/2011

Il divario a vantaggio della scuola pubblica è impressionante, gli alunni delle private paritarie appaiono poco più che zucchine dotate parzialmente del dono della parola. Insomma, la scuola pubblica non prepara meglio della scuola privata, ma molto meglio. Frequentare la scuola paritaria significherebbe dunque precipitare nell'analfabetismo funzionale, nel deserto culturale, nella ignoranza scientifico - matematica. Il povero Giuliano si ritrova con le chiappe per terra, il suo sogno edenico della scuola privata, in pezzi. Per le famiglie, iscrivere i propri figli alla scuola privata paritaria, sarebbe come comprare a un prezzo molto più alto un prodotto molto più scadente, insomma un gesto da fare solo se si partecipa alle olimpiadi della stoltezza, altrimenti da evitare, con buona pace dell'ingenuo Giuliano e della sua dabbenaggine.

Tanto per scherzar ...
Sempre giocando con dati e statistiche si potrebbe anche immaginare di calcolare il rapporto tra i punti dell'indagine OCSE - PISA e l'investimento nell'istruzione dei vari paesi e stilare una classifica che tenesse conto dell'efficienza intesa come rapporto tra investimento e risultati, un po come ha fatto Giuseppe de Nicolao con la classifica ARWU delle Università in un articolo comparso su Roarsil 16/08/2015, in cui le italiane compaiono tutte dopo il 150° posto, ma nella classifica rielaborata tenendo conto degli investimenti in istruzione universitaria, le italiane occupano i primi 4 posti e nella top 15 delle università mondiali, 11 sono italiane. Probabilmente anche per quanto riguarda la classifica OCSE - PISA gli studenti italiani si piazzerebbero tra i primi posti al mondo, tenendo conto che la nostra spesa è la più bassa, siamo ultimi o penultimi tra i paesi OCSE (non mi va di controllare per non demoralizzarmi ulteriormente).
Naturalmente si tratta solo di giochi e scherzi e la scuola pubblica italiana ha tanti problemi, ma si tratta di giochi interessanti che servono per dare il giusto peso a queste statistiche e classifiche onde evitare di fare la  figura barbina dell'incauto Giuliano. Ma ... e il mercato? Se vi servono cipolle o pesce fresco andateci pure!

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