Cosa succede?
Dal settembre 2016 la commissione giuridica della UE (JURI) lavora ad un progetto per la riforma del copyright la cui approvazione è slittata dal 5 luglio del 2018 a settembre dello stesso anno a causa delle polemice sollevate soprattutto da due articoli:
- articolo 11: la cosiddetta Link Tax, riguarda gli editori e il giornalismo online e impone il pagamento dei diritti d'autore alle piattaforme che utilizzano link ad articoli di giornali online (snippet);
- articolo 1: che riguarda i contenuti artistici e prevede la creazione di un filtro automatico che impedisca la pubblicazione da parte degli utenti di contenuti che violino il copyright.
Il progetto europeo
Il progetto europeo di riforma del copyright, DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIOsul diritto d'autore nel mercato unico digitale, è un documento di 33 pagine che si propone di conseguire tre obiettivi:
- garantire una più agevole accesso ai contenuti,
- rendere il mercato digitale conforme al diritto d'autore
- adattare le eccezioni al diritto d’autore all'ambiente digitale.
In realtà si tratta di una serie di disposizioni finalizzate a garantire ai titolari dei diritti d'autore i profitti per i contenuti pubblicati in rete, scritta unicamente al fine di tutelare gli editori tradizionali contro i nuovi modelli di business e informazione presenti in Internet e non tutela affatto né gli autori, né gli utenti, ma solo e unicamente gli editori.
Non solo "censura", ma un tentativo di difendere il monopolio della comunicazione
Da diverso tempo le UE, gli stati e i detentori del potere mediatico tentano di ostacolare, per quanto possibile, il potere della rete di realizzare un'intelligenza collettiva in cui tutti possono creare e condividere liberamente informazioni e conoscenze secondo una logica collaborativa e sociale e continuare a imporre il monopolio sull'informazione e il sapere. Il Link è il cuore stesso di Internet e del Web, la rete è tale proprio perché si caratterizza come una struttura di hyperlink.
Già con provvedimenti che giustificati con la tutela della privacy, come il GDPR, si sono introdotte limitazioni burocratiche alla libera pubblicazione di contenuti da parte degli utenti con la scusa di tutelarli.
Lo scopo reale è quello di fare in modo che le pecore restino pecore ubbidienti all'abbaiare dei cani e alla guida del pastore.
Un Web senza link? Salviamo i link
In questo breve video intitolato Un Web senza link? Salviamo i link, si spiega molto schematicamente quanto sta accadendo. Per la visione del video attivare i sottotitoli e scegliere la traduzione in italiano.
Questa le parole che accompagnano il video: "Immagina un mondo senza link. Questo è ciò che accadrà se i lobbisti dei grandi media riusciranno a conseguire il loro scopo. Aiutaci a difendere il diritto al link"
Questa le parole che accompagnano il video: "Immagina un mondo senza link. Questo è ciò che accadrà se i lobbisti dei grandi media riusciranno a conseguire il loro scopo. Aiutaci a difendere il diritto al link"
La tassa sui link a favore degli editori è sbagliata
Un esame specialistico e approfondito del progetto europeo di riforma del copyright teso ad evidenziarne i limiti era già stato pubblicato su la Valigia Blu il 29/08/2016 da Bruno Saetta con il titolo "Europa, una tassa sui link a favore degli editori. Perché è sbagliata". Dal momento che poco o niente è cambiato da quella data, esso risulta ancora attuale e lo ripropongo.
L'articolo è molto lungo e complesso e richiede una lettura attenta.
Alla luce della mia ignoranza giuridica, segnalo alcuni temi che mi sono sembrati interessanti:
In realtà Internet non è questo e non funziona in questo modo. L'ecosistema del web è multidimensionale, reticolare e acentrato, basato sulla condivisione e la pubblicazione di UGC o contenuti generati dagli utenti. Tale modello offre vantaggi sia agli autori che agli utenti, ma danneggia gli editori tradizionali che vorrebbero difendere i loro interessi a danno della comunità e della struttura stessa del web ostacolando il pluralismo e la libertà di espressione.
Una direttiva contro il mondo che cambiaUn esame specialistico e approfondito del progetto europeo di riforma del copyright teso ad evidenziarne i limiti era già stato pubblicato su la Valigia Blu il 29/08/2016 da Bruno Saetta con il titolo "Europa, una tassa sui link a favore degli editori. Perché è sbagliata". Dal momento che poco o niente è cambiato da quella data, esso risulta ancora attuale e lo ripropongo.
L'articolo è molto lungo e complesso e richiede una lettura attenta.
Alla luce della mia ignoranza giuridica, segnalo alcuni temi che mi sono sembrati interessanti:
- dove questa disposizioni simili sono già state introdotte (Spagna e Germania) hanno danneggiato gli editori, specialmente quelli piccoli, diminuendo il traffico verso i loro siti e quindi anche le loro entrate, al punto che gli editori hanno fatto marcia indietro;
- Più che una questione di diritto d'autore si tratta dell'imposizione di un nuovo diritto concesso agli editori con l'introduzione di un neighbouring right for publishers (diritto connesso per gli editori);
- Il pericolo, in prospettiva, è che sarà messo nella mani degli editori tradizionali il potere di controllo dei contenuti che circoleranno in rete, di fatto la negazione della rete come intelligenza connettiva e collettiva, libera creazione e produzione di sapere e informazione.
In realtà Internet non è questo e non funziona in questo modo. L'ecosistema del web è multidimensionale, reticolare e acentrato, basato sulla condivisione e la pubblicazione di UGC o contenuti generati dagli utenti. Tale modello offre vantaggi sia agli autori che agli utenti, ma danneggia gli editori tradizionali che vorrebbero difendere i loro interessi a danno della comunità e della struttura stessa del web ostacolando il pluralismo e la libertà di espressione.
Un articolo interessante è la doppia intervista con cui la redazione di Ingenium da conto della riforma europea sul copyright il cui senso ultimo consisterebbe nell'essere "una direttiva contro ilo mondo che cambia".
L'articolo è intitolato Riforma del Copyright tra vizi, virtù e incertezze e propone un'intervista a Carlo Piana, esperto di diritto digitale e un'altra a Stefano Epifani, presidente del Sigital Transformetion Institute e che riporta il messaggio di Wikipedia Italia, oscurata nei giorni in cui la direttiva è stata discussa dal parlamento europeo:
“Tale direttiva, se promulgata, limiterà significativamente la libertà di Internet. Anziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione, essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere“.
Entrambi gli esperti forniscono un giudizio sostanzialmente negativo della riforma europea e sollevano ulteriori questioni, come il diritto di panorama (Carlo Piana), reso sempre più problematico e vano da riforme e leggine varie o gli articoli 11 e 13 del testo della direttiva che minerebbero alle basi la struttura stessa della rete. "Pagare per una citazione non è difendere il diritto d’autore, ma un tentativo disperato di fermare il vento con le mani" (Stefano Epifani).
In generale si tratta di un articolo interessante che chiarisce alcuni aspetti tecnici e rimanda a diversi link che consentono a tutti di farsi un'idea più precisa di quanto c'è in gioco.
La mutazione genetica del Copyright
Nell'articolo di Marco Scialdone, pubblicato su Agenda Digitale con il titolo Riforma copyright, come tutelare due diritti: di innovare e di creare, si discute soprattutto della "link tax" (art. 11) e della "censorship machine" (art. 13). La tesi e che si stia artatamente trasformando e stiracchiando l'ambito del copyright al solo scopo di tutelare i profitti delle lobby dei media tradizionali facendo si che le loro perdite causate da internet siano pagate dagli utenti e dalle aziende del web.
L'art. 11è una vera e propria tassa in quanto non ha niente a che fare con il diritto di riproduzione su cui si fonda il diritto d'autore. Gli algoritmi si limitano a indicizzare in contenuti pubblicati in rete e ne offrono un'anteprima ai lettori / utenti, non riproducono questi contenuti, ma rimandano ad essi come il sistemi di indicizzazione (per autore, per argomento, etc.) di una tradizionale biblioteca.
Pensate a come sarebbe assurdo far pagare i diritti d'autore a chi ha compilato gli indici che si consultano per trovare un libro in una biblioteca cartacea, la link tax è questo.
Altro fattore importante è che questo potrebbe essere solo l'inizio di un processo di irreggimentazione del web, un precedente cui si farebbe ricorso per introdurre ulteriori limitazioni agli utenti e alla loro libertà di espressione e pubblicazione.
Conclusione desolante
Link Tax, GDPR, censorship machine e altre iniziative di questo genere rivelano la verità: il maggior pericolo per l'Europa non sono i sovranismi o il populismo ma la Comunità europea,l i suoi organi istituzionali e la sua politica che producono questo effetto: rendono intollerabile agli europei l'idea di Europa, di questa Europa non si sente il bisogno, anzi ....
Linkografia
- Bruno Saetta, Europa, una tassa sui link a favore degli editori. Perché è sbagliata, La Valigia Blu;
- UE - JURI, DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIOsul diritto d'autore nel mercato unico digitale;
- Arcangelo Rociola, Vocabolario minimo per capire il dibattito su link tax e riforma del copyright, agi;
- redazione Ingenium, Riforma del Copyright tra vizi, virtù e incertezze, Intervista a Carlo Piana e Stefano Epifani sulla direttiva europea sul diritto d'autore, Ingenium;
- Marco Scialdone, Riforma copyright, come tutelare due diritti: di innovare e di creare, Agenda Digitale.