"Per governare la complessità bisogna farsi le domande giuste"è un articolo pubblicato da Alessandro Cravera su ilsole24ore il 27 giugno 2017 ed è il terzo post della serie "sbagliando si impara" che comprende anche gli articoli:
Alessandro Pedrazzini, Pensare e prendersi responsabilità: due fattori chiave per il successo;Alberto Varriale, L’importanza di saper ascoltare, perché «sentire» non basta.
L'articolo
L'articolo è costruito intorno a un video piuttosto divertente dove vengono spiegate le regole che le imprese dovrebbero seguire per sopravvivere nella complessità, in realtà si tratta di luoghi comuni che nascono da una errata comprensione della dinamica dei sistemi complessi.
Cravera sottolinea questi errori e propone dei principi alternativi cui dovrebbe ispirarsi la gestione delle aziende (e non solo) in un ecosistema caratterizzato dalla complessità.
Quale interesse per l'educazione?
Lo "spettro" della complessità infuria anche nel panorama educativo a tutti i livelli.
- I contenuti sono ancora suddivisi per discipline che non hanno alcun riscontro nella realtà a causa dell'esplosione dei saperi e del loro inestricabile intreccio
- i processi di insegnamento e apprendimento locali non paiono più gestibili nei tradizionali termini della programmazione / pianificazione
- la governance complessiva del sistema scolastico non appare più gestibile mediante logiche rigide, prestazionali, provvedimenti calati dall'alto e "linee guida" lineari e astratte.
Tre principi errati nella gestione delle organizzazioni
Questi i principi errati di cui parla Cravera, tradotti nell'ambito scolastico
- Il Dogma della Prestazione L'ossessione per la misurazione e per il controllo, da cui il proliferare nel mondo della scuola di misure di monitoraggio, valutazione, reporting, etc. Valutazione dei docenti, prove Invalsi, valutazione di sistema, piani di miglioramento, etc.
- Il Dogma della Pianificazione / ModellizzazioneLa produzione cartacea di piani di ogni tipo e ad ogni livello che produce una saturazione dell'attività del sistema scolastico, al punto che si impiega più tempo a scrivere come si faranno le cose piuttosto che a farle. PTOF, PDM, PEI, PDP, RAV, programmazioni di dipartimento, di consiglio di classe, individuali, documenti e relazioni finali per ogni atto o progetto o attività. L'agire si fossilizza nella carta e si producono soluzioni procedurali e burocratiche dei problemi che, nella loro realtà sostanziale, non vengono in alcun modo nemmeno sfiorati
- Il Dogma dell'Efficienza
La convinzione che il successo della scuola come sistema, così come dei vari sottosistemi che la compongono, sia dato dal perseguimento degli obiettivi locali, documentabile attraverso la misurazione, che nel loro insieme determinano il successo del sistema nel suo complesso.
Ci vuole un'altra testa
Con quale "ricetta"è allora possibile "cucinare" la complessità?
In 7 punti Cravera suggerisce alcuni ingredienti, in sintesi si può dire che è necessario un passaggio da un razionalità lineare e causale a un paradigma multi-dimensionale e relazionale.
Per esempio: non programmare e pianificare in funzione di obiettivi, ma creare ambienti e contesti che valorizzino la partecipazione delle persone e la costruzione collaborativa dei risultati in modi non prevedibili e/o pianificabili, ma creativi. Abbandonare le forme elementari di incentivazione (più adatte ai cani degli esperimenti di Pavolv), per puntare sulla motivazione intrinseca, il coinvolgimento diretto, la cultura della condivisione.